Chiusi sfida Udine in Coppa Italia. Bassi: “Non vediamo l’ora di giocare”
Conferenza stampa di presentazione del quarto di finale della Coppa Italia in programma nelle sedi di Chieti e Roseto degli Abruzzi da venerdì 11 a Domenica 13 marzo. Chiusi, quarta del girone rosso, sfiderà in un confronto da dentro o fuori Udine, prima del verde, alle 15.30 di venerdì 11 al PalaTricalle di Chieti nella seconda partita del tabellone. I friulani arrivano da sei vittorie consecutive (ultima sconfitta a Biella lo scorso 23 gennaio) e sono una delle candidate alla vittoria finale del trofeo. Chiusi da sette vittorie nelle ultime nove uscite, tra le quali spicca la serie di cinque affermazioni di fila interrotta dal k.o. con Ferrara. Per l’Umana sarà la prima storica partecipazione al torneo che va a bissare quella in Supercoppa di inizio stagione. Per Udine invece l’occasione per rifarsi dalla sconfitta nella finale della Coppa Italia dello scorso anno contro Napoli. A parlarne il Capo Allenatore della San Giobbe Chiusi Giovanni Bassi.
Come arrivate a questo appuntamento? “Arriviamo carichi, orgogliosi di esserci inaspettatamente qualificati per questa Final Eight e sinceramente non vediamo l’ora di giocare. Per la competizione in generale ma anche per la squadra che affronteremo. Per noi è un grande onore e un grande stimolo poterci confrontare con una squadra del livello di Udine”.
Nel post partita con Nardò è stato detto “Non abbiamo niente da perdere”. Sarà questo lo spirito per andare a giocarsela? “Non abbiamo niente da perdere però è anche vero che ci teniamo a fare bene. Noi andiamo per provare a vincere, non solo per fare bella figura. Siamo consapevoli della forza dell’avversario che andremo ad affrontare però i ragazzi hanno dimostrato più volte di avere orgoglio e voglia. Ripeto, sappiamo che dobbiamo stare con i piedi per terra, però due-tre cose da provare le abbiamo”.
Che tipo di avversario vi aspettate? “Una squadra di grandissima fisicità. Penso di poter dire tranquillamente la miglior difesa della A2, con grandissima solidità e grandissima organizzazione. Ci dovremo superare prima di tutto dal punto di vista fisico perché c’è un gap importante e poi ovviamente anche da quello tecnico. Ma su questo aspetto ci siamo abbastanza abituati, lo facciamo dalla prima giornata di campionato”.
La partecipazione alla Coppa Italia alza l’asticella della vostra stagione? “Questa qualificazione dà grande prestigio al lavoro del club che, non scordiamoci, è giovanissimo. Non ci deve però far dimenticare quello che era il vero obiettivo della stagione, ovvero la salvezza. Adesso siamo in una situazione di classifica estremamente tranquilla quindi ci possiamo godere questo momento. Conosco però i miei ragazzi e so che proveranno a competere contro tutte. Ovvio che mantenere questa posizione sarà difficilissimo ma ci proveremo. Non molleremo, ci saranno momenti difficili, questo è anche fisiologico, però i ragazzi ci vogliono provare”.
Sarà l’occasione per sfidare un allenatore come Boniciolli, veterano della panchina. “Non voglio usare termini altisonanti, però a livello personale sarà una grande emozione. Coach Boniciolli è un punto di riferimento per noi allenatori. L’ho sempre visto in televisione e fino a non troppo tempo fa potevo solo sognare di stare nella stessa linea laterale con un tecnico del genere. Un grande onore e uno stimolo per cercare di fare ancora meglio il mio lavoro di fronte a una persona di qualità elevata sia umana che tecnica”.
Come arginare la forza offensiva di Udine? “Non è facile perché il loro livello di pallacanestro in attacco, ma anche in difesa, rimane sempre piuttosto costante anche quando cambiano. Dovremo essere bravi a resistere nei momenti in cui inevitabilmente ci toglieranno un po’ di ossigeno e provare ad arginare quelli che saranno i loro momenti migliori rimanendo aggrappati in partita. Questo dovrebbe essere il nostro obiettivo”.
Più facile partecipare da outsider oppure c’è il rischio che tremino le gambe? “Abbiamo tanti giocatori debuttanti in questa categoria, ma anche diversi di grande esperienza. Confido che i più esperti mostrino la via, specialmente all’inizio, a chi di esperienza ne ha meno. L’eventuale emozione potrebbe arrivare nel primo quarto ma poi, quando entri dentro la competizione, sono cose che passano. Ci potrebbe essere questo problema ma quando arrivi a giocare contro squadre così forti, in un torneo del genere, è necessario anche buttarsi. Se hai paura non hai capito granché di quello che stai facendo”.
Quale è il messaggio da lasciare ai giocatori prima di entrare in campo? “Dirò di godersela il più possibile e che non siamo arrivati a questo punto per caso ma che abbiamo lavorato per esserci e quindi dobbiamo rispettare il nostro percorso. Per farlo dobbiamo giocare quaranta minuti andando, ognuno di noi, oltre le proprie possibilità”
Punto debole di Udine, nel caso ce ne fosse uno? E influirà il loro riposo nella giornata di domenica scorsa? “Sicuramente hanno avuto più tempo rispetto a noi per preparare la partita e hanno anche un roster diverso. Noi dobbiamo sempre stare attenti al minutaggio perché qualcuno gioca tanto o troppo. Avere meno giorni per arrivare alla partita può essere più uno svantaggio per noi. Però in campo la stanchezza si sente dopo la partita. Un punto debole di Udine faccio fatica a trovarlo perché è una squadra di grande compattezza che ha dimostrato che anche nelle giornate difficili può trovare sempre la via. Anche nelle sconfitte non si sono mai arresi e hanno sempre provato a combattere. Dovremo giocare quaranta minuti di un’intensità pazzesca per provare a stare in partita”.
Può essere la partita della consacrazione per Medford? “Penso che lui sia il primo a sapere questa cosa. Innanzitutto parliamo di un grande ragazzo e questo è un aspetto sempre troppo sottovalutato nella valutazione di un giocatore. Ha avuto delle difficoltà all’inizio ma si è trovato in un ambiente completamente diverso rispetto agli ultimi anni. Adesso ha preso nettamente in mano la squadra come gli avevo chiesto. Non è certo una partita giocata bene o male che mi farà cambiare idea su Lester, ma senza dubbio è una bella opportunità per lui come per tanti altri”.
Ultima domanda, cosa è successo con Maganza? “Niente di cui lui sia responsabile. E’ arrivato in un momento complicato, nel quale ci avevano paventato una situazione clinica di Ancellotti e Possamai molto seria e che poteva anche prevedere difficoltà nel portare a termine la stagione. Ci siamo basati su questo per prendere Marco come lungo, poi fortunatamente per Ancellotti e Possamai le cose sono cambiate. Nella pallacanestro di oggi avere tre numeri cinque non è facile, ho provato per qualche partita a farli giocare tutti e tre. Ha comprensibilmente preferito fare altre scelte”.