1-logo-UMANA

Lorenzo Raffaelli sempre più nella storia della San Giobbe. Superati i mille punti con i Bulls

Recordman di presenze, protagonista con successi e traguardi importanti e, da pochi giorni, anche in quadrupla cifra per punti realizzati in maglia biancorossa. Ne ha fatta di strada il ragazzo, allora ventunenne, che nell’estate 2020 indossò per la prima volta i colori della San Giobbe. Lorenzo Raffaelli da San Giovanni Valdarno entra, ancora con più vigore, nella storia dei Bulls della Valdichiana e lo fa con uno dei suoi marchi di fabbrica: l’arresto e tiro dalla media. 1001 punti poi diventati 1009 sui parquet di Trieste e Piacenza. Adesso, dopo un “esilio” di tre partite consecutive fuori casa, le giuste celebrazioni al PalaPania. Ma senza occhio di bue personale, le luci dei riflettori, come ricorda Raffa ad ogni intervista, devono andare su tutta la squadra.

Mille punti con la San Giobbe. Per uno come te che ha vissuto tanto di questa squadra che traguardo è?

“Aver raggiunto i mille punti con la San Giobbe è un traguardo che mi riempie di orgoglio e mi fa molto piacere. Ringrazio la società, i miei compagni negli anni e tutte le persone che vengono al palazzetto. Sono contento anche se, e chi mi conosce lo sa, preferisco i premi collettivi a quelli individuali”. 

Ti senti una bandiera della società?

“In realtà no. Ma fa tanto piacere sentirselo dire. È un bel po’ che sono qua e la San Giobbe per me è una seconda casa oltre ad essere una seconda famiglia. Non l’ho mai negato, fin dal primo anno. È stato sempre un crescendo, non c’è mai stato un momento in cui mi sia trovato peggio rispetto precedente”.

In particolare però, il tuo momento più bello con questa maglia?

“In cima ne metterei due. La vittoria del campionato di Serie B e, non prendetemi per pazzo, ma per il momento in cui è arrivata e per la situazione che stavamo vivendo, la vittoria di questa stagione contro Cento in casa. E’ stata veramente molto emozionante, bellissima”.

E se dovessi scegliere un ricordo, anche se speriamo di poterne aggiungere altri, per ogni anno vissuto qua?

“Ovviamente mi ripeto con la prima e la quarta stagione. Nel secondo anno la partecipazione alla final eight di Coppa Italia a Chieti e nel terzo la vittoria che ci ha consegnato in playoff a Trapani. Con quel successo, l’anno scorso, siamo praticamente passati da lottare per non retrocedere ad andare ai playoff in dieci giorni”.

C’è un compagno al quale ti sei maggiormente legato?

“Degli anni passati Francesco Fratto. Non è più in squadra ma ci sentiamo molto spesso. Invece della squadra attuale, anche se in realtà non è più un compagno perché ha iniziato a svolgere un altro ruolo, Matteo Martini. Senza ombra di dubbio”.

Ormai sei un chiusino adottato, in poche parole come definiresti questa realtà?

“Una piccola grande città perché è piccola a livello di abitanti ma ha un grande cuore in tutti gli ambiti, sportivo e non solo. Silenziosa, perché in pochi parlano di Chiusi ma è un posto centrale che ha tutto a portata di mano. E soddisfacente perché ha permesso di togliermi tante soddisfazioni”. 

Venendo alla strettissima attualità, domenica 4 febbraio la sfida con Nardò. Come arriva la squadra e quanto può essere importante?

“La partita è importantissima, ma lo saranno tutte da qui alla fine. Arriviamo carichi, sicuramente. Noi d’ora in poi dobbiamo solo cercare di tenere la concentrazione più alta possibile in allenamento e continuare a lavorare duro come stiamo facendo, arrivando alla partita senza guardare al punteggio ma dando tutto. Alla fine alzeremo la testa e vedremo cosa dirà il tabellone”. 

Non avete mai mollato e non lo ha fatto nemmeno la società. Da ultimo l’acquisto di Gaddefors che ha dato una mano anche a voi playmaker nella partita con Piacenza.

“Assolutamente, senza ombra di dubbio un fattore e lo ha dimostrato nella sua prima partita. Ha un bel carattere e questo non può che essere di aiuto alla squadra. Ha una forte personalità, dà sicurezza in campo e ha anche una buonissima capacità di prendere rimbalzi e portare palla su senza doversi affidare per forza a noi playmaker. Questo aspetto rallenta meno il gioco e ci permette di andare più facilmente in contropiede”. 

Ovviamente speravi in una scossa ma onestamente, dopo il mese di dicembre che ha vissuto la squadra, ti aspettavi un momento positivo come quello delle ultime partite?

“Forse non mi aspettavo un cambiamento a questo punto della stagione ma ci speravo assolutamente. Lo speravo in questo come in tanti altri momenti. Ci sono stati confronti con lo staff tecnico e con la dirigenza che hanno aiutato. Dobbiamo sfruttare questa onda e andare sulle ali dell’entusiasmo”. 

Come si vede Lorenzo Raffaelli tra dieci anni?

“Ancora a giocare, spero. In qualsiasi categoria, basta avere una palla da basket in mano. Poi il mio sogno sarebbe aprire un centro dove poter lavorare sul basket. Un posto adatto ad aiutare i ragazzi che hanno l’ambizione di diventare giocatori ma che poi possa svolgere anche le funzioni di una palestra tradizionale per tutti i giorni”.

Quindi non il presidente onorario della San Giobbe?

“No (ride).”